Wilfred R. Bion:

Funzione alfa

Funzione a come ipotesi di lavoro da utilizzare nell'analisi dei disturbi del pensiero:avente il compito di convertire i dati sensoriali (elementi b) in elementi a per provvedere in tal modo la psiche del materiale che le necessita per fabbricare i pensieri del sogno

La funzione alfa à veglia-sonno, coscienza incoscienza.

La coscienza deriva dalla funzione alfa: se pensiamo che il Sé è capace di essere consapevole di se stesso nel senso che deriva questa conoscenza dalla esperienza che ha di se stesso, dobbiamo concludere che l'ipotesi di questa funzione si rende indispensabile.

Se, tra madre e bambino, viene a mancare la possibilità che si stabilisca una relazione basata su di un'identificazione proiettiva normale, verrà pure meno lo svilupparsi di una funzione alfa, vale a dire della possibilità di differenziare gli elementi in coscienti e incosci.

La personalità del neonato, come altri elementi ambientali, viene manipolata dalla madre. Se madre e bambino si pongono in giusto rapporto tra loro, l'identificazione proiettiva assume in questo rapporto un suo ruolo, che si svolge secondo le operazioni di un senso di realtà esiguo e rudimentale. Per lo più si tratta di una fantasia onnipotente che opera realisticamente (condizione normale dell'identificazione proiettiva).

Identificazione proiettiva "eccessiva", à fiducia eccessiva nell'ONNIPOTENZA INFANTILE.

Identificazione proiettiva realistica

L'identificazione proiettiva svela il proprio carattere di attività realistica quando diviene una

CONDOTTA CALCOLATA TENDENTE A INDURRE NELLA MADRE QUELLE SENSAZIONI DI CUI IL NEONATO VUOLE SBARAZZARSI. Se egli avverte una sensazione di morte, può ricorrere a questo mezzo per suscitare nella madre la sensazione di stare per morire. Una madre equilibrata è in grado di accogliere la sensazione trasmessale e di rispondervi terapeuticamente, cioè in modo che il neonato senta di stare riprendendo dentro di sé la parte di personalità in preda alla paura, in una forma diventata però nel frattempo tollerabile.

Se viceversa la madre si mostra incapace di sopportare queste proiezioni, il neonato si vede costretto a `persistere in identificazioni proiettive sempre più frequenti e profonde; è probabile che questo incremento comporti, per la proiezione, una progressiva perdita del suo significato iniziale. Un'altra conseguenza è che la REINTROIEZIONE è pure effettuata con forza e frequenza analoghe alla proiezione.

Funzione a

Funzione a come ipotesi di lavoro da utilizzare nell'analisi dei disturbi del pensiero:avente il compito di convertire i dati sensoriali (elementi b) in elementi a per provvedere in tal modo la psiche del materiale che le necessita per fabbricare i pensieri del sogno

La funzione alfa à veglia-sonno, coscienza incoscienza.

La coscienza deriva dalla funzione alfa: se pensiamo che il Sé è capace di essere consapevole di se stesso nel senso che deriva questa conoscenza dalla esperienza che ha di se stesso, dobbiamo concludere che l'ipotesi di questa funzione si rende indispensabile.

Se, tra madre e bambino, viene a mancare la possibilità che si stabilisca una relazione basata su di un'identificazione proiettiva normale, verrà pure meno lo svilupparsi di una funzione alfa, vale a dire della possibilità di differenziare gli elementi in coscienti e incosci.


Le difficoltà inerenti all'esposizione possono essere evitate se usiamo il termine "coscienza" secondo la definizione dàtane da Freud. Attenendoci al significato delimitativo che ne dà Freud, ci è lecito supporre che una coscienza così intesa produca "dati sensoriali" del Sé senza che vi sia però una funzione alfa che, convertendo questi dati in elementi alfa, fornisca la possibilità di essere consapevoli o inconsapevoli del Sé. Per la sua immaturità, il neonato è ancora incapace di elaborare i dati sensoriali: può solo evacuarli nella madre conferendo a lei la possibilità di eseguire quelle operazioni necessarie a convertire i dati in una forma utilizzabile per essere impiegati dal neonato come elementi alfa.

La coscienza, intesa nel ristretto senso dàtole da Freud e nella quale si designa in questa sede la rudimentale coscienza del neonato, non ha ancora il suo complemento inconscio; vale a dire che tutte le impressioni sensoriali riferite al Sé rientrano nella stessa categoria: tutte sono coscienti. L'organo recettore di questa massa di dati sensoriali sul Sé raccolti dal neonato per mezzo del suo conscio è costituito dalla FACOLTÀ DI "RÉVERIE" della madre.

Il conscio rudimentale neonato ¹ “conscio” privilegiate funzioni mentali del pensiero razionale.

Se la relazione senobambino permette al neonato di proiettare una sensazione, per es. quella di stare per morire, dentro la madre, e di reintroiettarla dopo che il suo soggiorno nel seno l'ha resa assimilabile per la sua psiche, allora si avrà uno sviluppo normale. Se invece la madre non raccoglie dentro di sé la proiezione, l'impressione che il neonato avverte è che la sua sensazione di stare per morire è stata spogliata di senso: ciò che reintroietterà non sarà più una paura di morire resa tollerabile, ma un terrore senza nome.

In caso di patologia della funzione a nella madre, la rudimentale coscienza del neonato dovrà sobbarcarsi di quei compiti che l'incapacità di reverie della madre ha lasciato inevasi. Quale che sia il grado della incompletezza in cui sono stati lasciati, questi compiti consistono tutti in una funzione di correlazione.

Il barlume di coscienza in possesso del neonato non è in grado di espletare questa funzione. Viene pertanto ad istallarsi, all'interno del neonato, un oggetto repulsivo dell'identificazione proiettiva: in luogo di un oggetto accogliente e comprensivo, si stabilisce un oggetto che sistematicamente fraintende; è con questo oggetto che avverrà l'identificazione da parte del neonato (-K).

Va inoltre tenuto presente che le qualità psichiche di tale oggetto vengono ad esser percepite da una coscienza fragile e prematura.

PUBBLICAZIONE

Poiché i pensieri esprimono un problema, essi richiedono un apparato il quale, nel ricoprire l'intervallo esistente tra un momento di informazione e di riconoscimento di assenza e il momento di esecuzione di un atto vòlto a modificarla, eserciti lo stesso compito svolto dalla funzione alfa per colmare la lacuna tra impressione sensoriale e percezione del dato.

In altre parole: come i dati sensoriali debbono subire, da parte della funzione alfa, certe modifiche ed elaborazioni perché possano essere poi utilizzati dai pensieri di sogno, allo stesso modo i pensieri vanno sottoposti a certe operazioni idonee a renderli disponibili per il loro traducimento in atto.

La traduzione del pensiero in atto comporta:

la trasposizione in forma pubblica (o esplicitazione),

la comunicazione e

la consensualità.

L'esplicitazione vuole unicamente designare l'insieme di operazioni necessarie a trasformare in coscienza pubblica una coscienza privata ed esclusiva all'individuo.

I problemi di natura emotiva dipendono dal fatto che l'uomo è un animale politico, impossibilitato perciò a manifestare iniziative al di fuori di un gruppo e necessitato ad accompagnare l'appagamento delle proprie tendenze emotive con le loro componenti sociali (narcisismo Û societarismo).

COMUNICAZIONE

Quanto ai problemi tecnici essi riguardano l'espressione, mediante il linguaggio o altri segni, dei pensieri o delle nozioni.

Comunicazione:

identificazione proiettiva realistica.

svalutazione della comunicazione à ipertrofia di fantasie onnipotenti.

Se esiste una buona relazione col seno, il Sé riesce a sopportare le proprie qualità psichiche: si prepara così il terreno per l'instaurarsi della funzione alfa e del pensiero normale.

Assieme a questo fatto, si assiste anche all'evolversi della CAPACITÀ "SOCIALE" dell'individuo.

La presenza della comunicazione può provocare, in coloro che la recepiscono, dei sentimenti persecutori: probabilmente uno degli stimoli che più contribuisce a coniare le astrazioni con le quali sono di solito formulate le comunicazioni è costituito proprio dal bisogno di mitigare questi sentimenti persecutori.

La funzione degli elementi di comunicazione, parole e segni, è di trasmettere, mediante vocaboli o raggruppamenti verbali, che certi fenomeni sono uniti tra loro in modo costante e in una configurazione di reciprocità.

CONSENSUALITÀ o VERITÀ COME CIBO PER LA MENTE

Uno degli obiettivi più importanti del comunicare consiste nello stabilire una CORRELAZIONE [nozioni + pensieri + verbalizzazioni à congiungimento di un settore di dati sensoriali con un altro (CONSENSUALITÀ)].

Se i dati messi in correlazione tra loro vengono ad armonizzare, la sensazione che si accompagna a questo fatto è quella di essere nel VERO: si desidera allora dare espressione a tale sensazione attraverso un enunciato, analogo a una proposizione di certezza. Se invece non si riesce a portare a compimento la congiunzione tra i vari dati sensoriali, a raggiungere cioè una sensazione di coerenza tra i vari sensi, si prova allora uno stato di debilitazione: questo fatto suggerisce che la carenza di verità sia qualcosa di molto simile alla carenza alimentare.

Si possono ora esaminare meglio i rapporti che intercorrono tra coscienza rudimentale e qualità psichica.

Le emozioni svolgono, in seno alla psiche, la stessa funzione che le impressioni sensoriali esplicano nei confronti degli oggetti situati nel tempo e spazio.

Coerenza tra le varie impressioni sensoriali nella conoscenza oggettiva corrisponde, nella conoscenza soggettiva, una esperienza emotiva consensuale:

ciò è per es. quanto succede se una emozione suscitata da un oggetto odiato viene messa in relazione con l'esperienza provocata dallo stesso oggetto quando questo è invece amato: la sensazione coerente finale è di verità;

il congiungersi delle due diverse esperienze conferma che l'oggetto percepito con entrambe le emozioni è uno solo. In tal modo si è stabilita una correlazione. E' una correlazione di questo genere, che si rende possibile allorché si mettono il conscio e l'inconscio davanti ai fenomeni che si verificano in seduta, che conferisce agli oggetti della conoscenza psicoanalitica una realtà incrollabile, che regge di fronte a tutte le contestazioni che vengono mosse contro la loro esistenza reale.

"La ragione è schiava dell’emozione ed esiste per razionalizzare l’esperienza emotiva”

Bion 1970

Sviluppo: il paziente si sviluppa secondo una linea? No, è difficile riconoscere la linea in una seduta... Il rumore di fondo è assordante, informazione bombardante l’apparato sensoriale e altre informazioni che ci bombardano da altro (identificazione proiettiva?). Si sa tanto ma è difficile scoprire quello che stiamo osservando, perciò dimenticare e quello che vogliamo. Solo dimenticando la memoria e il desiderio è possibile riconoscere il paziente in mezzo a questo rumore. Rimanere sui fatti (Freud); Bion dice ai supervisandi di rimanere ai fatti ma contraddice sempre, perché dice di dire tutto quello che vogliono ma rimanendo e supportandosi alla loro immaginazione , cioè dire tutto quello che l’immaginazone dice loro. Il paziente stesso si aspetta l’interpretazione perfetta e ne consegue una atrofia dell’immaginazione.

Anche nella mente c’è qualcosa di simile ad un embrione, quello che Bion cerca sono le vestigia di quello che il paziente era e ancora vivono, ancora operanti ma sono sepolti sotto cultura, musica arte, psicoanalisi. Nel tempo queste vestigia possono formarsi, agglomerarsi e nel tempo questo può formare in un’idea che può essere articolata. Perciò il terzo corpo è quello delle vestigia, e l’analista riceve una analisi continua da esso; persino il paziente può ricevere indietro qualcosa di questo terzo corpo.

VISIONE BINOCULARE

L’osservatore e il vivere con il paziente quello che avviene nella stanza. Fa il paragone delle linee parallele e in prospettiva: c’è un punto dove le linee si incontrano nella mente dell’analista. Nella mente dell’analista è il punto in cui l’analista si dice “Penso di sapere cosa dice!” e questa idea cresce, riceve ulteriori evidenze, cresce e poi siamo in grado di dare un’interpretazione. Il punto focale è che viene trovato sotto pressione, dice quello che deve dire e si crea una situazione completamente nuova. Il paziente spinge “Perché non dice qualcosa?” o i genitori “Perché non fa qualcosa?”. Bisogna rimanere in questo stato di incertezza e resistere a queste pressioni.

Sapere quale è il germe

è l’ansia un buon segnale, vi è un certo punto che uno sente di essere nel giusto; magari il paziente non tiene conto dell’interpretazione ma cambia voce. La maggior parte delle volte bisogna tollerare la sensazione di essere in errore. I momenti di illuminazione sono rari e pochi. Vedendo un paziente cinque o sei anni è possibile che ci siano tre momenti di illuminazione: sono sufficienti. Ci sono milioni di interpretazioni ma solo due o tre sono illuminanti.

L’illuminazione è un evento raro ma che si costruisce nel tempo che le precede. Alcune persone conoscono tante cose della vita. Cosa succede nel frattempo? Discussione o negoziazione? La reponse è le maleur de la question. La risposta è la malattia della domanda. Uccide la curiosità.

Qualsiasi cosa accada all’Inghilterra non pensa che Shakespeare sia dimenticato. Dice che l’idea è contenuta spesso nell’opera ma sembra che siamo dipendenti dagli attori per avere l’idea della commedia. Non basta sapere leggere o scrivere è come dire che sapere vedere piccole macchie e barre sulla carta uno possa leggere e avere esperienza della musica contenuta in uno spartito musicale.

PENSIERI SENZA IL PENSATORE

Pensieri selvaggi, o come cani selvaggi che hanno sempre paura di avere un padrone che li picchia, ma che se possono essere ospitati in una casa possono poi essere addomesticati. Questi sono come un fiume sotterraneo che va giù e vengono su non si sa dove e non si sa che effetto possono avere. Anche l’Inghilterra non può essere più lo stesso dopo che ha avuto Shakespeare. Queste idee non sono mai conscie e vengono fuori quando l’embrione o il feto diventa una persona, più sofisticata.

Si ha l’impressione che con un paziente psicotico bisogna dare l’interpretazione esatta, se no si perde nello spazio. Con il paziente nevrotico il paziente segue l’interpretazione anche se non è corretta, e la corregge egli stesso.

Pazienti dotati ed estremamente intelligenti: pazienti che bombardano con informazioni à paziente frammentato che poi diventa paranoide.

Matrimonio felice: psicosi maniacodepressiva o folie a deux.

LA PSICOANALISI

Crescita spontanea è un processo vitale e Bion non sa se il training è qualcosa che può essere illuminante o qualcosa che è un’astrazione e impedisce la crescita. Esempio del bambino che si dà un colpo sul tavolo; quanto è potente il sentimento di colpa. Il paziente non sopporta la coscienza della colpa e spesso è senza pietà. Spesso la conoscenza porta a ulteriore colpa. Spesso l’analisi è un’orgia molto autoindulgente. Attirare l’attenzione sul paziente che se continuano a parlare così diventeranno psicoanalisti, che lo vogliano o no, ed è diverso da chi lo fa volontariamente.

Dobbiamo essere ciechi e sordi per sentire le vestigia del paziente.

E’ solo uno strumento per fare qualsiasi uso che uno vuole.

Uno psicoanalista è un vero o falso ricercatore della verità? Ricorre alla pittura o alla poesia o alla musica. Il lato tecnico della psicoanalisi è usabile per qualsiasi cosa.

Il paziente si trova costantemente interotto, messo fuori dalla lotta dove vorrebbero viaggiare dal tema del quale vorrebbero parlare. Hanno qualcosa di sbagliato nell’apparato mentale, o sono molto sensoriali e sono disturbati dall’apparato uditivo da fuori. A volte sono disturbati da qualcosa d’altro. Perciò vi sono temi disgiunti e perciò si può parlare dell’interruzione e che non sono una serie di interruzione ma un blocco permanente del pensiero per cui devono trovare delle vie per andare oltre attraverso processi mentali collaterali (un po’ come succede quando vi è un embolo nella circolazione). Attraverso il processo psicoanalitico sembra che si possa attirare l’attenzione sul blocco.

A volte vi può essere il blocco morale per cui è virtualmente impossibile essere nel giusto, per l’analista o per il paziente. Se si prende coscienza di questo vi possono essere vie collaterali. Spesso il paziente è così invidioso del terapeuta e di se stesso (che sta prendendo benefici dall’analisi) che distrugge tutto. Per Bion l’invidia è veramente fondamentale. In realtà non è possibile dividere veramente nella mente invidia/ammirazione o amore/odio come avviene per il linguaggio. L’invidia e la gratitudine non sono separabili o polarizzabili ma fanno parte dello stesso sistema.

E’ un tentativo di capire che cosa dentro di noi causa guai. Qualcosa di meglio dell’analisi sarà inventato. Quando ci sono difetti nel modo di pensare, c’è la necessità di creare un’assistenza su questi blocchi, che si chiamerà psicoanalista o qualcun altro o con altro nome, che non significa che siamo stupidi ma che non ci rende capaci di pensare chiaramente. Come gli attori che sono impauriti della scena, essi sanno che esistono delle interruzioni che interferiscono con le loro capacità tecniche.

Diventare callosi alla natura del dolore. Anche in analisi si può perdere il focus che il paziente sta soffrendo.

L’analisi è un affare temporaneo, tansfert (è sulla strada, in un percorso).