La linea di pensiero Karl Abraham - Melanie Klein - Wilfred Bion

Karl Abraham
Identificazione in K. Abraham

Incorporazione e Interiorizzazione = prototipi dell’identificazione

Introiezione = riguarda la relazione intersoggettiva e l’assunzione di qualità o caratteristiche dell’oggetto.

Abraham: Inizi e sviluppo dell’amore oggettuale (1923)

Nell’opera di Abraham il mondo oggettuale viene concepito in quanto viene incorporato, mangiato in un pasto cannibalico, evacuato, ma sempre con precisi riferimenti alla concretezza fisica della alimentazione, del cibo, delle feci.

Tutti questi “oggetti” tutt’al più, nell’opera di Abraham diventano “mentali” quando vengono ad assumere nel inconscio dei significati particolari, grazie alle emozioni o ai sentimenti che questi hanno evocato nei periodi salienti, nelle specifiche fasi dello sviluppo del bambino.

Susseguentemente nell’individuo adulto questi oggetti mentali determineranno la particolarità di una eventuale patologia psichiatrica.

Quello che forse è, a mio giudizio, più interessante in Abraham è il suo indicare che forse la mente non è dotata di unicità, di interezza. Il concetto di parzialità dell’amore oggettuale infatti si fa strada grazie a questo autore:

L’autore definirà questo tipo di rapporto oggettuale “amore parziale”. Lo stesso inconscio, quindi, viene descritto come un magma indistinto, che racchiude il nucleo della nostra peronalità, che possiede in realtà compartimenti di relazionabilità distinti, che possono abbracciare tutto l’oggetto d’amore originario, oppure solo una parte di esso, come avviene per l’amore con l’oggetto parziale, proprio del feticista.

Abraham nella sua concezione di una infanzia divisibile in strati e in tappe distinte vede infatti nell’apporto alimentare di “incorporazione” (che nella sua terminologia si confonde spesso con l’introiezione) la crescita del bambino; in sostanza un lettore può ricevere il messaggio che nei primissimi stadi dello sviluppo la crescita psicologica sia dovuta ad una ripetuta serie di atti cannibalici del soggetto sull’oggetto.

Da questo modo di vedere Melanie Klein prenderà i primi passi nella sua revisione critica del concetto di introiezione e crescita mentale.

Vediamo che già nelle prime esposizioni del suo pensiero Melanie Klein evidenzia già le parti interne del bambino riferendosi ad esse come delle strutture concrete, non astratte, che si manifestano direttamente nel comportamento. Per la Klein, il mondo delle relazioni oggettuali ha cominciato ad essere così intuibile nella sua realtà e concretezza all’interno del soggetto; questa realtà interna che è associata alla realtà oggettiva esterna (tranne quando vi sono disturbi dello sviluppo che possono sfociare in gravi patologie psichiatriche).

Forse il “Mondo Interno” altro non è che un insieme di comportamenti appresi, così estremamente complessi da assomigliare tanto ai modelli che li hanno ispirati inizialmente, il seno che nutre, la madre, il padre, i parenti, gli amici e la famiglia. La somiglianza di questi comportamenti appresi diventa viva e concreta ma quello che distingue forse la mera imitazione, emulazione e ripetizione di aspetti e comportamenti altrui è rappresentato dalla capacità presente in ogni età e durante ogni fase dello sviluppo infantile [e adulto] di decidere, di scegliere che cosa trattenere e che cosa rigettare dal rapporto con un’altra persona, [sulla base di quello che siamo e che desideriamo essere] .

Interiorizzazione: (termine più generale) meccanismo che fa entrare gli oggetti esterni nell’Io e che li trasforma in oggetti interni sentiti come fisicamente presenti e viventi all’interno del corpo.

Incorporazione: forma principale dell’interiorizzazione perché è un processo essenzialmente orale. E’ cannibalica fa dunque correre all’oggetto un rischio di distruzione: ha come obiettivo il “mettere dentro” oggetti buoni.

Introiezione: processo automatico dell’evoluzione della percezione che permette di cogliere le caratteristiche del soggetto in quanto tali e di inserirle nel proprio Sé.

Identificazione: prototipo della relazione valorizzata con l’oggetto buono:

essa non è connaturata ma è una capacità che si sviluppa nel soggetto [l’introiezione può non essere acompagnata dall’identificazione]

è necessaria un certo grado di coordinamento dell’Io

è secondaria alla capacità di cogliere l’oggetto completo.

L’interiorizzazione - introiezione è un processo fondamentale della vita psichica. Non si interrompe mai. Si compie attraverso e mediante le fantasie di incorporazione che accompagnano prolungano o ripetono, con modalità allucinatorie, condotte corporee di divoramento. L’introiezione può non essere seguita dalla proiezione dell’oggetto: in questo caso essa è riuscita e l’oggetto è collocato nell’Io. Questa riuscita favorevole sembra avere per fattore principale l’identificazione con l’oggetto buono e fa passare dal semplice attaccamento libidico al vero e proprio amore per l’oggetto.